Era il Mark Twain italiano, un satiro sottotraccia. E, al di là del paletot stazzonato, dagli occhialoni, del baffo finto (citazione questa, da Groucho Marx, il suo surrealista di riferimento) che lo rendevano un livido «signore di mezz' età», Marcello Marchesi possedeva la telegenia dell' intelligenza. Gli bastava passare davanti alle telecamere della Rai tivvù e sparare una battuta, per raccogliere sorrisi e trasformarli in film, radioromanzi, slogan pubblicitari: in sostanza, nel racconto esplosivo dell' Italia del boom. Ma soprattutto dietro la telecamera, da autore puro, il suo polimorfismo linguistico si traduceva in un' opera omerica. Una decina di libri; una cinquantina di sceneggiature cinematografiche (tra cui il primo film comico italiano, Imputato alzatevi! con Macario, anno 1939)...