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L’impresa eroica del vivere


 

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Sarà anche una poesia dallo stile mediocre, benché spesso venga attribuita a Pablo Neruda, ma quello che la giornalista brasiliana Martha Medeiros ha messo su carta con parole convenzionali è un pensiero potentissimo: il senso della vita. «Cosa sarà che ti fa morire a vent’anni anche se vivi fino a cento», cantavano Dalla e De Gregori (su testo di Ron), rielaborando il formidabile epitaffio di Marcello Marchesi: «L’importante è che la morte ci colga vivi» La sensazione è che questa vita a cui sembriamo tanto affezionati non ci interessi conoscerla davvero e che il mito della Bella Addormentata parli a tutti noi, al nostro rifiuto di svegliarci, alla paura di vivere, che non è timore dell’ignoto ma timore di lasciare ciò che è noto. Di fronte al dolore, all’imprevisto, alla perdita di qualcosa, la prima reazione è conservatrice, di rifiuto o di fuga, condita dal lamento vittimista («capitano tutte a me»). Aspiriamo alla quiete, mentre la vita è movimento, adattamento a esigenze che mutano di continuo. Se ti paralizzi davanti all’onda ne vieni travolto. Anche se le giri le spalle, nel tentativo impossibile di riguadagnare la riva. La scelta giusta è andare incontro all’onda per cavalcarla. Facile a dirsi. Ma «Lentamente muore» di Martha Medeiros, di cui riporto qui i miei passi preferiti, può aiutarci nell’impresa, la più eroica che sia data in sorte all’essere umano: vivere ...

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