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L’importante è che la morte ci trovi vivi


 

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«Le parole sono importanti», diceva Nanni Moretti. Sono importanti perché chi parla male, pensa male. Marcello Marchesi era uno che con le parole ci sapeva fare. Tagliente, ironico, puntuale, mai noioso. Amante della vita e suo profondo conoscitore. A 100 anni dalla nascita e a 34 dalla sua scomparsa, il Teatro alle Colonne rende omaggio al grande scrittore. Lo fa inaugurando la Stagione 2012-2013 – dal titolo Illuminata – con Il malloppo, romanzo di culto e summa del mondo di Marcello Marchesi. Uno spettacolo intessuto di monologhi e aforismi (tra i quali, il celebre “L’importante è che la morte ci trovi vivi”), che prendono corpo e voce grazie a Eugenio de’Giorgi – accompagnato dalle note jazz di Giulio Visibelli e Francesco Bianchi.

Raggiunta la soglia della mezza età, l’artista deve fare i conti con il proprio passato. Così inizia a parlare e a scrivere tutto quanto che gli passa per la testa, cercando di svuotarsi del “malloppo” che si porta dentro. Ma non è facile dare ordine a pensieri e ricordi – qualsiasi essi siano: si accavallano nella nostra testa, premono per salire, sgomitano l’uno con l’altro e spesso escono confusi e distorti. Capita a tutti, ma non a Marchesi. Ed è questa la sua grandezza: la capacità di usare le parole, di servirsene per i propri scopi. Monologhi che possono sembrar folli, ma che in realtà sono lucide considerazioni sulla vita: quella dello scrittore e quella degli altri. Che nella loro verità fanno ridere di gusto.

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